Aspirazioni Urbane Giusy Lauriola Mo.C.A Roma 5 - 26 giugno 2013 Il progetto Aspirazioni Urbane sembra una sorta di agenda quotidiana su cui l’artista appunta le immagini che la circondano.Protagonisti sono i viandanti urbani, filo d’Arianna dei suoi ultimi progetti, che nella visione del loro continuo pellegrinare apparentemente senza meta, si offrono metafora dell’esistenza. Mentre negli ultimi lavori predominavano immagini simboliche e monocromi, questa nuova percezione è sospesa, contemplata e colorata.In un’atmosfera surreale, ben evocata dall’uso abbinato della tecnica fotografica e pittorica, la persona comune s’immerge nel colore e perde l’anonimato.Cambiare colori e tonalità, invertire o modificare l’origine di un’immagine implica una posizione che rompe l’impatto realistico della fotografia per un nuovo codice interpretativo.Il quotidiano è rielaborato in una dimensione altra, a volte onirica e soprattutto extra-ordinaria:un corto circuito tra la realtà e l’interiorità dell’artista. In questa particolare atmosfera si scorgono ali.Ali di farfalla.Ali appoggiate sui viandanti i quali sembrano quasi non esserne coscienti, una rivisitazione della realtà di ogni giorno in forme e percorsi diversi.Le ali, come le nostre timide aspirazioni, quelle che non riconosciamo a volte neanche a noi stessi.Ancora fragili ali di farfalla, ma colorate e avvincenti.Come se i sogni, i desideri siano lì a farci l’occhiolino e noi li ignorassimo.I colori, che condiscono questo sogno reale, sono insieme alle ali, aspirazioni di sensazioni piacevoli, la luce o il riflesso del plexiglas, infine, il bisogno espresso di magia che non ci abbandona mai. Aggiunge la storica dell’arte Simonetta Cini:“In Giusy Lauriola è presente la poesia della ricerca, del dubbio critico.Non ama aggredire o graffiare polemicamente, rifiuta ogni violenza anche di giudizio:nella sua meditata realtà si muove con un lavoro attento privo di qualsiasi spavalderia.La soluzione da lei raggiunta è vigorosa e fresca allo stesso tempo, non lasciandosi ingannare da false apparenze.La sua inquietudine, se di inquietudine si tratta, è calda di umanità, pur rinunciando a qualsiasi compiacimento o indugio sentimentale.La solitudine, prima pensata, diviene concreta nella rappresentazione dei soggetti nella loro vita puramente occasionale;l’aria non è un orizzonte prestabilito a cui le figure dovranno adattarsi e intonarsi, ma è l’elemento stesso delle figure.Ciascuna delle sue opere è un mondo, né bello né brutto, né buono né cattivo.Le sue figure non finiscono dove finisce la pittura, continuano e vivono al di là della superficie dipinta, e forse erano già nate prima di essere dipinte, e questo perché nelle opere di Giusy Lauriola c’è, senza dubbio, un fiato romantico.”Ogni persona, ogni viandante, rappresenta una vita nella sua totalità e importanza che non possiamo cogliere nell’immagine fugace e sfuggente che i nostri occhi captano.L’artista attuando un’azione di sospensione rende la loro vita extra-ordinaria.La vitalità del quotidiano si trasforma in un riflesso anomalo e vertiginoso e diviene un nuovo sguardo sul mondo irrealmente reale.La salvezza dal banale nasce per l’artista dalla poesia del quotidiano, delle nostre vite che si colorano, a volte s’illuminano e si sdoppiano.Una terapia estetica che ci possa donare energia positiva, sempre necessaria. La fotografia cattura istanti di vita, da godersi con calma, e che sicuramente si dimenticherebbero.Non solo, ma la macchina fotografica coglie quel momento che l’occhio distratto può facilmente perdere.I viandanti diventano conoscenti.La pittura insegna invece la pazienza, la bellezza della manualità, della chimica dell’impasto, del colore che si forma, del tutto è possibile.Poi c’è il caso, saper giocare con il caso mentre si lavora è fondamentale, come saper cogliere il momento di fermarsi. Hanno partecipato al progetto anche le due attrici Diane Fleri, Francesca Inaudi e Daniele Orazi, Amministratore Delegato di Officine Artistiche, ritratti mentre camminano, viandanti della loro vita.L’artista crea nelle sue opere due strati, uno fotografico e l’altro pittorico, per immaginare un quadro profondo che simuli il movimento e superi la bidimensionalità.A complemento del progetto una serie di light box e un cubo illuminato.
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