19 Nell’orizzonte creativo di Giusy Lauriola le nuvole indirizzano lo sguardo dell’osservatore verso ulteriori contaminazioni. Pittura e installazione, in Prendiamo il sentiero paludoso per arrivare alle nuvole, seguono un iter introspettivo che nasce dall’evocazione di un haiku. L’essenza stessa del lavoro di Lauriola è condensata in questa frase metaforica che allude alle difficoltà di un percorso non battuto, e alla meta finale rappresentata dal distacco. La pittura in sé, per l’artista, è sempre un momento meditativo che la pone al cospetto della parte più profonda dell’Io. Questa, almeno, è la premessa. Una pittura, la sua, che prende le distanze dall’espressione mimetica del reale, traducendo, piuttosto, quella tensione costante che anima la ricerca. La sperimentazione che Lauriola porta avanti da vent’anni, passaggio dopo passaggio, tende alla semplificazione attraverso la riduzione degli elementi descrittivi, focalizzandosi nei lavori più recenti su figurine leggiadre avvolte in abiti d’altri tempi. Ma anche l’uso di una palette che prevede un numero piuttosto limitato di colori, gli azzurri, i rosa–arancio con l’introduzione dei gialli, dei verdi, dei rossi, è parte di una visione che punta a nuove estrinsecazioni di paesaggi interiori. Ciascun colore, come insegna Max Lüscher con la sua teoria psicologica in relazione alle emozioni, è consacrato a un sentimento, uno slancio emotivo, un impulso. Tuttavia, ciò che rende il risultato unico e irripetibile è la presenza di un materiale apparentemente estraneo al contesto, la resina sintetica o epossidica, che riesce a instaurare un dialogo stimolante con i colori acrilici, gli smalti, il bitume e, naturalmente, la tela e la mano dell’artista che traduce visivamente il suo pensiero. L’immediatezza del gesto s’imbriglia nella densità delle resine, polimeri termoindurenti che prendono parte al processo artistico nel ruolo di testimoni attivi, custodi essi stessi della memoria dell’azione. Quasi un ossimoro: lento e veloce, è così che si anima il processo con la stratificazione e il passaggio della resina dallo stato liquido a quello solido. Al contempo spettatrice e protagonista della magia della creazione, Giusy Lauriola, la cui padronanza della tecnica nasce da una pratica costante, quotidiana, si adegua a dei tempi che sono rallentati e immediati nel trasformare l’istante in eternità. Nel suo lavoro è presente anche l’imprevedibilità della mutabilità della forma, accidentale, improvvisa, che diventa essa stessa presenza attiva sul supporto bidimensionale. Nascono, così, nuove forme dai confini indefiniti, proprio come le nuvole. Manuela De Leonardis NUOVE FORME DAI CONFINI INDEFINITI, PROPRIO COME LE NUVOLE
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