Catalogo Atmosfere sospese

13 villaggio di Sakouli, dormendoci e vivendolo. È stata la scoperta di una parte di Africa occidentale! Ricordo quel rumore incessante che arrivava dall’esterno, la prima notte a Ouagadougou, nella sede operativa di Fitil: mi chiesi se fossero beccacce, o forse gabbiani, invece poi ho scoperto che erano gechi in amore. La natura era straordinariamente presente e intensa. Ricordo anche la vitalità e l’energia che si respirava nella capitale. Durante il viaggio in Burkina Faso, certamente, la macchina fotografica mi ha aiutata a fermare l’attimo anche in previsione dell’elaborazione di quest’esperienza attraverso l’arte. La mostra Extra –urbane nasce proprio dal desiderio di raccontare, attraverso il mio sguardo, la bellezza e l’eleganza, aspetti che esulano dagli stereotipi occidentali dell’Africa. In quei giorni si teneva la XX edizione del Fespaco, il Festival panafricano del cinema, con una serie di eventi culturali tra i quali a Ouaga 2000, nella serata del 2 marzo, la sfilata di moda con i meravigliosi abiti di stilisti senegalesi, ivoriani, ghanesi e burkinabé. Di questi abiti, oltre al taglio e alla foggia, mi colpì l’utilizzo dei colori dei tessuti, gli accostamenti contrastanti. Ho la sensazione che noi, in occidente, abbiamo paura dei colori, invece in Africa c’è una totale libertà. Da queste suggestioni sono nati sia il video che le elaborazioni digitali contaminate dalle tecniche pittoriche a cui ho aggiunto la resina. Il Burkina Faso è ritornato anche nelle opere Women InColors, che ho esposto nel 2019 alla Domus Art Gallery di Atene. In questa nuova serie mi sono ispirata alle modelle africane arrivando a una nuova rappresentazione delle memorie di quel viaggio, stavolta utilizzando sulla tela solo resina e colori acrilici. Cosa ti ha portata a scegliere la resina che è diventata la materia a cui hai affidato la tua cifra espressiva? Prima c’era solo la pittura, poi la fotografia su plexiglass rielaborata e contaminata con la pittura. La tecnica si è evoluta con l’aggiunta della tela dipinta con la stessa immagine riportata sotto e sopra il plexiglass; quindi la pittura e la resina passata sopra e, infine, la resina e altri materiali lavorati insieme. Del plexiglass mi attirava la luce riflessa e, in un certo senso, la resina ha le sue stesse caratteristiche tecniche. Infatti, il plexiglass è un polimetilmetacrilato, quindi una resina dura, mentre la resina industriale è un materiale polimerico sintetico. Per Extraurbane avevo deciso di usare la resina sulla fotografia rielaborata. Mi piaceva l’idea della stratificazione della resina sull’elaborazione fotografica perché richiamava, comunque, il

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