immagini più inquietanti. Con fatica sono riuscita a scollarmi dalle sabbie immobili della vita da spiaggia per tentare di capire cosa diavolo stesse accadendo nel mondo. Ora io mi trovo davanti ad un computer che mi permette di scrivere, ascoltare musica o vedere un film. Possibile che il cervello umano sia in grado di creare modelli tecnologicamente tanto avanzati, ma quando si tratta di dialogo, di accordi, di venirsi incontro, siamo ancora nel buio medievale, alle faide familiari o, perché no, a un bel genocidio che ogni tanto non guasta. Evidentemente mi sfuggono alcuni passaggi fondamentali. Il rapporto tra arte e politica investe la ricerca del significato ultimo della vita? Di fronte alle ingiustizie, agli sfruttamenti, ai massacri perpetuati da potenti predatori a danno di masse sterminate di individui, di fronte al dolore e alla morte, come si pone l’artista? Questi lamenti sono una faccia della realtà oppure sottendono sentimenti, emozioni, processi più profondi che afferiscono al destino ultimo dell’esistenza sulla terra dell’intera umanità? Ma la vita è tuttavia anche gioia, felicità di esistere che l’artista traduce talvolta in straordinarie espressioni che stimolano profonde emozioni nell’animo umano predisposto a raccoglierle e sublimarle. Dolore e gioia sono le due facce della realtà che l’artista rappresenta? E questa rappresentazione, se tale dev’essere, è mera sofferta rassegnata descrizione della drammaticità del reale oppure è anche, o sottende inconsapevolmente, denuncia, fede, attesa, spinta verso una taumaturgica vittoria finale della gioia sul dolore, del “bene” sul “male”? “… dare senso a ciò che ci circonda.” Non è facile quando pensi che c’è un’agenzia di viaggi milanese che organizza esotici safari con tanto di caccia al nero – al leone no, è vietato – oppure ai charter per la Thailandia a scopo turisticosessuale – che tanto lì i bambini te li tirano dietro. 20
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