Catalogo Cambialamore

De Quincey con la parola è accettare il significato ultimo della vita. “Non esiste conoscenza profonda senza sofferenza” afferma De Quincey “né tanto meno v’è conoscenza della vita senza l’esperienza della morte (…) Quando il ricordo scompare con la persona che ricorda, rimane la parola”. Questo De Quincey come tutti i poeti lo sapeva, forse nel suo scrivere senza sosta ha cercato una verità che potesse svelarci il mistero. Una parola dopo l’altra aspettava “la parola”. Tra i veli dell’oppio cercava “la visione” che gli potesse far vedere il mondo sconosciuto. Come De Quincey fece con Kant quando scrisse “Gli ultimi giorni di Immanuel Kant” noi ripetiamo l’eterno rito di guardare alla vita-morte altrui con la speranza di carpire il senso della vita stessa. Raggiungere o almeno avvicinarsi a tale scopo è il compito del pensiero umano. Nonostante l’esordio azzardato mi hanno dato 110 e lode. Uno dei giorni più esaltanti della mia vita ! Questo mio scrivere della morte mi aveva in qualche modo persuasa che potesse essere un segnale premonitore di una mia prematura dipartita…. ma non si trattava di me. Domenica 9 luglio 1989, due anni dopo, mi sentivo un po’ giù. Ero con alcuni amici e un mio ex; stavo camminando e una stretta alla gola mi attanagliava senza motivo. Chiesi di tornare a casa, non mi sentivo bene. La mattina del 10 dovevo impartire una lezione di inglese ad una bambina, ma telefonai per disdire perché proprio non me la sentivo. Nella calma della casa deserta tirai fuori i colori, i fogli e iniziai a dipingere. Vagavo e dipingevo ed ero infinitamente triste. Verso le cinque del pomeriggio mi arrivò una telefonata: “Giusy devi venire subito al giornale, tuo fratello ha avuto un incidente gravissimo di moto in Corsica” “ Cosa? Un incidente?” Attaccai e corsi al giornale. Arrivai al terzo 25

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