te, rispetto a ciò che lui non avrebbe più avuto. Rispetto, rispetto per la sua morte. Dopo poco tempo ho lasciato quella casa e quel ragazzo e mi sono detta, con il dolore che mi trafiggeva, che avrei lottato per una vita migliore. Quando ho incontrato Stefano, mio marito, ho provato un terribile, soffocante colpo al cuore. Non ci credevo, ma ho provato un’acuta sensazione di aver trovato “la persona” giusta per me. Ero pronta a lottare. Pensa a vivere. Cominciavo a capire l’importanza di quel messaggio. Ho lavorato prima come giornalista poi come addetto stampa, ma nel frattempo quelle parole vivevano dentro di me, accompagnavano i miei pensieri. Il coraggio di vivere. Ecco perché oggi sono un’artista. Sono quello che volevo essere. Ora posso anche morire (si fa per dire), non ho rimpianti e continuo con tenace convinzione e infiniti piccoli dubbi il percorso che ho intrapreso. L’arte per me è proprio questo: fermare con un’opera una mia emozione. Non sono una fabbrica, non do’ lavoro a nessuno, è come se vivessi in quella comune siciliana. L’arte è un bene di lusso, da investimento. Nessuno si prende cura di distribuire tra i cittadini l’informazione artistica come lo si fa con un nuovo marchio da diffondere. Lì dietro ci sono i profitti, gli interessi. L’arte veicola solo pensieri e i pensieri non pesano nulla, anzi possono turbare la normale sonnolenza della gente. Mi piacerebbe poter utilizzare gli spazi dati alla pubblicità, chissà, forse un giorno potrei attaccarmi ad un tram… I miei primi quadri. Non potevo sopportare l’idea di creare qualcosa che non mi piacesse, così decisi di imparare copiando tele che amavo. Ho iniziato con delle marine bellissime del porto di Boston di Fitz Hugh Lane. Senza dubbio erano fatti bene, sapete con il pennellino triplo zero e con la tecnica 28
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