persi completamente la testa per quel ragazzo canadese che suonava anche lui Bob Dylan a piazza Navona. A scuola eravamo convinti che le nostre manifestazioni sarebbero riuscite a cambiare il mondo: i padroni che sfruttavano i lavoratori, gli insegnanti demotivati che non riuscivano a trasmettere a noi studenti l’amore per la cultura. Ce l’avevamo con i nostri genitori, che non volevano altro che studiassimo per trovare un posto fisso e vivessimo come animali da allevamento una vita già programmata. Ce l’avevamo anche con i fascisti che secondo noi erano razzisti, seguaci del dio denaro, sempre attenti a comprarsi vestiti di marca e mettersi in mostra. Grande delusione: dopo tanti anni i compagni, come si definivano i maschietti di sinistra, hanno confessato di aver ardentemente desiderato le fichette di destra perché loro sì che si vestivano in modo femminile ed eccitante, mentre noi ci nascondevamo goffamente sotto vari strati di gonne lunghe e maglioni più di due taglie più grandi, per non parlare degli zoccoli rigorosamente neri (modello estateinverno), il tutto rigorosamente di seconda mano e sexy quanto la divisa di un netturbino. Ne è morta in quei giorni. Giovani vite spezzate per un ideale. Anch’io ho avuto il mio quarto d’ora di panico durante una carica della polizia. Volevamo dimostrare che poteva esistere un modo di vivere alternativo a quello dominante liberista e autoritario basato solo sul denaro e sulla sopraffazione del forte sul debole. Fiorivano le comuni e le aziende agricole. Insomma era un bel periodo. Poi il tempo è passato e i sogni di un mondo migliore sono svaniti con la necessità di trovare un lavoro e staccarsi veramente dalla famiglia. Tutto sembrava finito. Va da sé che nonostante abbia tentato in tutti i modi di rimanere ai margini, di rimanere vittima di chissà quale disgrazia nel corso delle mie folli eva- 31
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