(e non solo) anche se basterebbe estrarre l’acqua dal sottosuolo! Poi c’è stato l’olocausto e tutto il resto. Mi rammarico di non avere una grande memoria e di non aver amato la storia per quello che realmente è: la prova della sopraffazione di alcune culture su altre e del suo eterno ciclico ritorno. Nella mia opera di 30 metri c’è anche la guerra. Dentro di me esiste ora l’impellenza di capire o perlomeno cercare di comprendere i meccanismi che regolano il mondo. Leggo, leggo e spesso rimango smarrita per tutta la mia ignoranza. “E’ responsabilità degli intellettuali dire la verità e mettere a nudo le menzogne. In nome di un mondo migliore” afferma giustamente Noam Chomsky. E tuttavia la vita mi sorprende con la sua immediatezza, l’imprevedibilità del casoche sconvolge e capovolge le priorità. Questa mattina, appena entrata a studio, la mia amica Loredana, con cui divido lo spazio del suo negozio, mi chiede: “Giusy come si chiama il tuo amico gallerista?” e io “Sergio Rispoli.” “Tutto ok, ma guarda che ho letto oggi sul Messaggero che ha avuto un incidente in Argentina e gli stanno operando la mano.” “Cosa? Sergio! fammi leggere, non è possibile! Cronaca di Roma 8 gennaio ’04. ‘Per un incidente gallerista rischia di perdere la mano.’ “Il gallerista Sergio Rispoli è ricoverato all’Ospedale Italiano di Buenos Aires dove è stato sottoposto a un lungo e delicato intervento per salvargli la mano rimasta incastrata fra le lamiere, in un incidente stradale avvenuto prima di Natale vicino a Jujuy (Argentina settentrionale). I responsabili dell’Ospedale – ha detto il console Vigo- si sono fatti non in quattro, ma in 7000. Hanno richiamato da San Carlos de Bariloche dove si trovava in va- 37
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